Quello che non ho…

4 07 2009

Non so se dedicare questo post al grande autore della canzone che citerò, o se dedicarlo alle migliaia di persone che piangono alla sola idea di vedere un paese così bello in rovina.

E mentre io scrivo non sono solo, ma sono accompagnato dalle sue parole. Io sono un matto, un blasfemo, un piccolo uomo senza soldì né potere. Io ora sono qui, in una instabile casa (magari anche cementificata con la sabbia), alle falde del pluristuprato vulcano partenopeo, disturbato dal rumore di auto e dall’odore di smog, dalle urla di ragazzi frivoli in moto, e da dolci esalazioni di diossina. Io abito a Ponticelli. Da come ne parlo dovrei odiarla, fottuta città assorbita dal cancro, senza attrazioni né pregi, uno squallido quartiere senza senso. Io non vivo ad Arcore, non ho una villa in Sardegna né tantomeno posso vivere su una barchetta in mezzo al mare.

Eppure io amo i miei marciapiedi, fatti di cemento rotto e malmesso, o di pietroni di granito sformati. Io ci sono cresciuto tra queste strade, ed io non sono come loro. Il problema, allora, non sta nello squallido quartiere. Com’è possibile che, in barba a tutte le dicerie, migliaia di padani siano i più grandi criminali d’Italia, truffatori a viso scoperto e legalizzati, mentre io, nato e vissuto in un covo di camorra, non sono avverso alla legge? (a volte mi verrebbe da dire che è la legge che è avversa a loro, ma vabbé)

“Il problema è nella cultura” dico spesso, ma poi ci ripenso. Che c’è di diverso dalla mia cultura a quella di un camorrista? che c’è di strano in me, come in qualsiasi altro ragazzo giusto, da un politico corrotto?

La fede? Non commettere atti impuri che Dio ti guarda !

Ho visto tanti uomini ammazzare, prendere tangenti e poi farsi la croce, sposarsi in chiesa e pregare al grande Dio. Io sono agnostico. Della magnifica canzone, che ora vi propongo, cito per rispondere alle domande che mi sono posto : “Quello che non ho, è quello che non mi manca”. Io non sono come voi, e non vorrei mai esserlo. Andatevene a Fanculo, godetevi le vostre puttane e, magari, se potete, lasciatemi in pace.

Amen.


Lo Scassacazzo


Azioni

Information

Una risposta

5 07 2009
Giovanna Sito

Wa Scassacazzo che botta di sfogo concentrato e nemmeno tanto velato!!! 😀
Mi riconosco molto, quasi totalmente, in quello che scrivi e soprattutto nel modo in cui lo senti! Anch’io sono una matta blasfema e rompiballe, senza soldi e senza potere e anch’io gradirei essere lasciata in pace. Ma se non si può, allora scatta il mio essere mooolto vendicativa: ti devo dare fastidio. Nel mio piccolo, ma non deve passare giorno in cui io non mi adoperi per darti un po’ di fastidio. Ed è quello che stiamo facendo, o che almeno proviamo a fare.
Proprio in questi giorni mi sta capitando spesso di litigare con un amico che non è di Napoli, e che vede in Napoli un tumore della Campania, al punto da fare sacrifici e studiare a Roma, che tra l’altro gli offre una preparazione diversa e meno specifica di quella che gli offrirebbe la Federico II per la strada che ha scelto di intraprendere. Non gliene frega, tutto e dappertutto fuorché a Napoli, perché a Napoli avrebbe la comodità di stare più vicino a casa sua, studierebbe meglio e avrebbe tutti i suoi amici vicini… ma a Napoli non si può vivere. Hai voglia di dirgli di tutte le cose belle che la mia città mi offre, del fatto che non è tutto merda così come ai grandi fa comodo far apparire… niente da fare. E tu puoi immaginare questo quanto possa fare male… Ma questa rabbia, questo senso di impotenza e di “mani legate”, beh, forse è proprio questo che ci dà la spinta per mobilitarci, per non accettare lo stallo e fare qualcosa. Per il mio palazzo, la mia via, il mio quartiere, la mia città. Una goccia nell’oceano, sì, ma una goccia pulita. Che in tutto questo sporco non può che fare bene.

Lascia un commento